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Varzi e la sua tradizione gastronomica

Ritmi rilassati e sapori genuini caratterizzano questo piccolo borgo dell’Oltrepò Pavese nel cuore della Valle Staffora, distante circa un’ora da Pavia e 90 km da Milano con il quale inauguriamo il nostro giro.   Custode di ben otto secoli di storia tra muri in pietra, architettura medievale, fortificazioni ed elementi barocchi e rinascimentali, è un’ottima scelta per ritagliarsi del tempo di qualità. Una visita che non può prescindere dal pittoresco centro storico medievale su cui vegliano maestose la Torre di Porta Soprana e la Torre di Porta Sottana, dalle strette vie fiancheggiate da case in pietra e dai suoi caratteristici portici. Ma ciò che fa di Varzi una sosta irrinunciabile è la sua cucina tradizionale che, tramandata di generazione in generazione, vede tra i suoi piatti forti il risotto con i funghi porcini, la trippa con i fagioli bianchi e il merluzzo con le cipolle. Il suo vero vanto, immancabili in ogni ristorante della zona, sono tuttavia gli stupendi ravioli di brasato: considerati un vero piatto nobile poiché racchiudono un ripieno di brasato appositamente cucinato al posto di avanzi e di tagli diversi, richiedono maestria e tecnica culinaria nella loro preparazione.Oltre ai pranzi principali, qui un momento ad alto tasso di convivialità è poi la merenda, occasione per riunirsi intorno a un tavolo davanti a un tagliere di salame di Varzi accompagnato dalla micca, la tipica pagnotta di grano duro a forma di treccia.  

Su e giù per le colline tra borghi e fiabe

L’itinerario proposto è pensato per ciclisti con almeno un po’ di allenamento e si snoda lungo i rigogliosi vigneti dell’Oltrepò Pavese, in un continuo saliscendi fra le colline a nord di Borgoratto Mormorolo, regalando scene rurali dal fascino fiabesco. Si sconsiglia di percorrerlo dopo abbondanti piogge a causa della natura argillosa del terreno che, in tali condizioni, diventa molto pesante e scivoloso, nel tratto finale inoltre si deve affrontare una ripida salita dal fondo decisamente sconnesso e pietroso e una successiva ripidissima discesa altrettanto sconnessa. Si parte dall’ampio parcheggio del campo sportivo comunale in località Chiesa, dove si può ammirare la chiesa dei Santi Cornelio e Cipriano, si segue inizialmente la strada in discesa verso destra superando il centro abitato: ci si trova presto a fianco dei vigneti che costeggiano la strada, dopo poco più di 500 m si devia a sinistra e si seguono i cartelli che indicano il percorso ad anello attorno a Borgoratto Mormorolo, sentiero del CAI n. 33. Si prosegue per il centro di Zebedo e si segue la stretta stradafino all’inizio del sentiero sterrato lungo i filari dei vigneti. In lontananza, di fronte si scorge il Castello di Montalto Pavese, imponente fortezza appollaiata su un colle che domina l'orizzonte per tutto il tratto nord dell’escursione. Poco più di un chilometro più avanti ci si trova nuovamente su strada asfaltata: si gira a destra e si sale verso il borgo Casa Facchini, si segue verso destra e si riprende lo sterrato fra i campi coltivati. Dopo una breve salita si scende verso Braglia: si attraversa la strada e si prosegue fino al sentiero che riporta, una volta oltrepassata una roggia, nuovamente in mezzo agli splendidi vigneti. Dopo una ripida salita si prende il sentiero verso sinistra da dove si gode di un’ottima vista sulle colline circostanti. Arrivati al borgo di Boiolo si prosegue dritti seguendo sempre la segnaletica del percorso. Da qui inizia il tratto più impegnativo, dapprima con una ripida salita su asfalto per proseguire poi su fondo sterrato e successivamente pietroso e molto sconnesso, verso la cima del colle più alto, passando attraverso un querceto. Una volta giunti sulla sommità, dove la vegetazione risulta molto più rustica e composta principalmente da arbusti, la vista sulle vallate circostanti è a dir poco mozzafiato e si possono apprezzare la bellezza sublime di un territorio rurale scolpito tra i rilievicollinari. Percorsa la cresta del colle è facile individuare il sentiero, opportunamente segnalato, che scende verso destra e che riporta al paese di Borgoratto. Bisogna prestare attenzione al primo tratto dei due chilometri di discesa poiché molto ripido e sconnesso. Nell’ultimo tratto le pendenze si alleggeriscono un poco e presto si è nuovamente immersi nei vigneti. Subito dopo aver oltrepassato un ponte ricomincia il tratto asfaltato, una breve salita riporta nel centro abitato, qui si prende verso destra e si sale di nuovo verso località Chiesa ritrovando il parcheggio. - Ph: Raffaele Redaelli
Su e giù per le colline tra borghi e fiabe

Godiasco Salice Terme

Un gioiello dell’Oltrepò Pavese tra storia, terme e natura

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Fortunago (PV)

Terrazze e panorami mozzafiato in Lombardia

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Montesegale

Un piccolo borgo autentico della provincia di Pavia dominato dal castello e con la passione per l'arte e il tiro con l'arco
Castello di Montesegale

Percorsi d’arte popolare lungo argini e golene

«Percorsi d’arte popolare lungo argini e golene. Un nuovo attrattore turistico per l’Oltrepò Mantovano» è un nuovo attrattore turistico per l’Oltrepò Mantovano che intende valorizzare il territorio e integrare l'offerta turistica presente, rispondendo alla crescente ricerca da parte dei cittadini di evidenze culturali "minori", piccoli borghi e contesti culturali periferici nei quali scoprire una nuova dimensione del territorio. Il progetto proposto vuole qui tessere una trama di riscoperta turistica che innesti il segno dell’arte del Novecento con la valorizzazione ed il miglioramento dell’offerta di servizi turistici lungo il tratto mantovano della Via Carolingia e della Via del Sole.

Zenevredo

Zenevredo si trova nelle colline dell'Oltrepò Pavese, a poca distanza dalla pianura, alla destra del torrente Versa. Il borgo di Zenevredo è caratterizzato da un ambiente prevalentemente collinare, tipico della bassa padana, Il toponimo come Cenevretum, si trova per la prima volta citato nell’elenco delle terre del contado di Pavia del 1250 come appartenente all’Oltrepò. Zenevredo compare nell’elenco delle dichiarazioni del focatico del Principato di Pavia per l’anno 1537 come appartenente alla Congregazione rurale dell’Oltrepò e Siccomario.Il prefetto del dipartimento di Marengo, in base alla legge del 28 piovoso anno VIII (febbraio 1800), nomina i maires e gli aggiunti della municipalità di Zenevredo con decreto del 23 fruttidoro anno IX (settembre 1801). Zenevredo viene inserito nel dipartimento di Marengo e nel circondario di Voghera (decreto Campana 1801). Il primo pratile anno X (maggio 1802) il prefetto del dipartimento di Marengo decreta la nomina dei consiglieri municipali in numero di 10 i quali dovranno restare in carica per tre anni (decreto Campana 1802). Nel 1805 in funzione del rimaneggiamento dell’amministrazione ligure – piemontese voluta da Napoleone Bonaparte, Zenevredo con decreto del 13 giugno 1805 viene aggregata al dipartimento di Genova circondario di Voghera (decreto 1805, ASC Casei Gerola). Nel 1859 Zenevredo con una popolazione di 372 abitanti entra a far parte della provincia di Pavia, e viene inserito nel IX mandamento di Montù Beccaria del circondario di Voghera (decreto 1859). Alla costituzione nel 1861 del Regno d’Italia, il comune aveva una popolazione residente di 385 abitanti (Censimento 1861). In base alla legge sull’ordinamento comunale del 1865 il comune veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. In seguito alla riforma dell’ordinamento comunale disposta nel 1946 il comune di Zenevredo veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. (Fonte https://www.visitoltrepo.com)

Montebello della Battaglia

Il territorio di Montebello della Battaglia, diviso fra pianura e colli verdeggianti, è stato teatro di moltissimi episodi storici di grande rilevanza. Inoltre la fertilità del terreno allo sbocco della Valle Coppa vede la presenza di interessanti nuclei rurali e cascine storiche che rendono unico il suo paesaggio. II 20 maggio 1859 i cavalleggeri piemontesi e le truppe di fanteria francesi si scontrarono tra Montebello e Genestrello con il 5° Corpo d'Armata austriaco respingendone valorosamente i ripetuti attacchi. La battaglia fu tanto importante da condurre, di lì a poco, alla creazione del reggimento dei "Lancieri di Montebello". Il 20 maggio 1882 sul campo della battaglia fu inaugurato un piccolo Ossario che custodisce i resti dei caduti dei tre eserciti. La battaglia ha ispirato il racconto mensile "La piccola vedetta lombarda" contenuto nel romanzo Cuore di Edmondo De Amicis. Il commovente racconto prendeva spunto dalla storia vera di un ragazzo delle campagne vogheresi che si era proposto di salire agilmente su un albero per scrutare l'avanzata delle truppe austriache, esponendosi così al loro fuoco e poi resistendo eroicamente e morendo fra le braccia di un ufficiale italiano, come prima vittima della battaglia. Il Castello Beccaria di Montebello della Battaglia: residenza nobiliare dell’Oltrepò pavese, fu costruito verso la fine del Quattrocento a Montebello, feudo dei Beccaria, nobile e noto casato italiano, per volere di Galeazzo Maria Sforza Visconti, Duca di Milano. Nei secoli successivi la proprietà appartenne a diverse famiglie nobili: i Bellocchio che vi dimorarono per circa tre secoli, i De Ghislanzoni per oltre cento anni e, infine, i Premoli.
Ossario dei Caduti di Montebello della Battaglia

Via dei Malaspina

Una variante francigena dell’Oltrepò: da Tortona a Bobbio attraverso la Valle Staffora
Varzi e Valle Staffora - wikimedia.org

Pavia in un weekend

Sulle tracce dei Longobardi o tra i chiostri dell’Università, senza dimenticare sapori ed etichette. Scopri Pavia in 48 ore

Da Varzi a Sant'Alberto di Butrio

Un breve itinerario che con 500 m di dislivello sale fino all’Eremo di Sant’Alberto di Butrio. Nel primo tratto di salita si passa da Oramala e il suo castello, arrivati a Poggio del Re il percorso prosegue con leggeri saliscendi.  Questa escursione sulle colline dell’Oltrepò Pavese partendo dal borgo di Varzi ci conduce in un luogo molto particolare l'Eremo di Sant'Alberto di Butrio La frazione S.Alberto di Butrio, prende il nome dal sacerdote Alberto, che distribuito ai poveri tutto il suo patrimonio, si ritirò eremita tra i monti. Alberto vi eresse una piccola chiesa che mise sotto la protezione della Vergine. Intorno a lui si raccolsero altri uomini ispirati alla Fede, e così sorse l’Abazzia, che venne disciplinata con le regole di San Benedetto. Gregorio VII ne parla in una lettera diretta ai monaci nel 1074, anno in cui forse morì il fondatore e primo abate Sant’Albero. L’Abbazia specialmente per le ampie donazioni dei Malaspina e di altri signori, divenne ben presto molto ricca e l’Abate, nel 1158, fatto ricco e potente, acquistò da Obizzo Malaspina la Contea di Pizzocorno. l’Abazia fu meta di eprsonaggi illustri, la tradizione vuole che vi abbia sostato Federico Barbarossa e che vi sia sepolto il sovrano inglese Edoardo II. Nel XVI secolo, Papa Leone X la unì a quella di S.Bartolomeo di Pavia. Seguì una perdita di importanza dell’Abbazia che fu poi soppressa d’autorità nel 1810 da Napoleone Bonaparte. L’Eremo di S.Alberto di Butrio, dedicato all’Abate eremita fondatore dell’Abbazia, è considerato un gioiello di architettura medioevale, nei dintroni è di notevole interesse la frazione S.Ponzo che, completamente costruita in pietra locale, conserva ancora l’autenticità dell’impianto medioevale. A poca distanza si trovano le grotte di S.Ponzo dove abitava il Santo eremita del periodo romano. Nei pressi delle grotte vi è una sorgente di acqua miracolosa e un’area di sosta per i visitatori. Prima di giugngere all'eremo incontreremo il Castello di Oramala che divenne sede privilegiata della corte dei Malaspina e diede ospitalità ai più noti trovatori della cultura occitana provenzale. Il castello, residenza privata, è attualmente chiuso al pubblico.