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Tour in A35: Urago d’Oglio
Il fiume Oglio, Chiesetta Morti in Campo, Chiesa San Lorenzo Martire e il vecchio Castello.
Urago d’Oglio, in provincia di Brescia, finisce dove incomincia la bergamasca, il fiume Oglio costeggia la città mentre il nome “Urago” potrebbe derivare dal basco “ura” (acqua), o dal gentilizio romano “Aurius”; per altri da “Urius”. I monaci certosini amanuensi hanno raccolto la storia della città che è arrivata fino a noi oggi.
Il fiume caratterizza il territorio, insieme all’aria agreste, tipica delle terre pianeggianti. Per la storia, sono preziosissime le righe che amanuensi illuminati e bravi cronisti hanno fatto giungere fino a noi. Questa zona, milleottocento anni prima di Cristo, era già abitata da uomini e donne provenienti dalla Liguria, le cui tracce e i pochi resti mortali sono stati ritrovati nell’insediamento di Castellaro. Si dice anche che oltre mille anni dopo, a questa popolazione subentrarono i Galli Cenomani, probabili fondatori del paese che si allearono coi romani, fondendosi in essi. Dopo le invasioni barbariche la zona passò invece al vescovo di Cremona. Nel 1796 Urago entrò a far parte della Repubblica bresciana, ponendo così fine ad un’indipendenza durata 431 anni. Poco a sud di Urago esiste ancora una collina artificiale, «costruita» con i corpi dei tremila soldati francesi caduti nella battaglia di Chiari, accatastati e poi ricoperti di terra. In cima a questo mucchio di terra, in ricordo dell’evento, è stata edificata la chiesetta dei «Morti in Campo», che merita una visita. Da vedere è anche la Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo Martire, rialzata e restaurata nel ‘600 su un edificio sacro del ‘400, fu prolungata alla fine dell’800. All’interno si trovano tele del Morazzone, dello Scuri, del Mondini, di Giuseppe Riva, di Giovan Battista Crespi, gli affreschi del coro sono di Vittorio Trainini, quelli del presbiterio di Guadagnini di Esine. Anche a Urago d’Oglio c’era una volta un castello: sorto sulle basi di una più antica torre, fu castello e residenza signorile posta a sovrastare, da una piccola altura, il fiume Oglio. Nel 1427 subì tali rimaneggiamenti, modifiche e distruzioni da non essere più ben identificabile nelle nobili linee originarie. Sul torrione d’ingresso, in cotto, è raffigurata l’aquila dei Martinengo. Da qui, ben prima che vi fosse un ponte in grado di far attraversare senza danno il fiume, sono transitati popoli diversi. Roma passò per allargare il suo impero e la sua influenza sull’Europa e il mondo conosciuto; dopo di lei e contro di lei si mossero altri e sempre più agguerriti invasori. Più tardi arrivarono i serenissimi con la loro Repubblica di Venezia e i milanesi con il loro Ducato Visconteo; poi calarono spagnoli, francesi, austriaci e austroungarici. E per liberarsi dal loro giogo il popolo dovette combattere, fino alla Liberazione e all’avvento della Repubblica. Allora anche per Urago d’Oglio incominciò la stagione del riscatto, quella in cui buona economia e lavoro assicurarono benessere e nuove prospettive di vita. Il paese rilanciò l’agricoltura e si dotò di infrastrutture. Fino all’avvento della BreBeMi, autostrada direttissima verso la Metropoli milanese, il territorio comunale era semplicemente attraversato dalla strada statale 11 Padana Superiore, da cui si diramavano la strada provinciale 469 Sebina occidentale, diretta a Palazzolo sull’Oglio, e la strada provinciale 2 che collega il paese a Orzinuovi. Queste due diramazioni offrono al visitatore e al turista altrettante possibilità di ampliare il loro orizzonte.