- Arte e Cultura
Mudhoney in concerto - Milano Music Week 2018
In occasione della Milano Music Week 2018, venerdì 23 novembre 2018 il palco del Santeria Social Club di Milano ospita i Mudhoney, da trent’anni portabandiera del grunge americano, per presentare il nuovo album Digital Garbage. I Mudhoney sono tra le band che hanno veramente reso possibile l’ascesa del movimento grunge dei primi anni ’90. Prima ancora di nomi del calibro di Nirvana, Pearl Jam e Soundgarden, il gruppo già dal 1988, anno della sua fondazione, ha contribuito a portare in primo piano questo genere che ha lasciato un marchio indelebile nella storia della musica rock. La storia della band, indissolubilmente legata all’etichetta Sub Pop Records di cui ha rappresentato il primo vero e proprio exploit, inizia già nei primissimi anni ’80, quando il frontman Mark Arm fonda quasi per gioco un piccolo progetto musicale chiamato Mr. Epp assieme ad alcuni compagni di scuola. Con l’arrivo del chitarrista Steve Turner la carriera musicale comincia a diventare un obiettivo serio per Arm, e quando i Mr. Epp si sciolgono i due ragazzi trovano nuovi compagni d’avventure in Jeff Ament (basso) e Stone Gossard (chitarra) e formano i Green River. La nuova band guadagna la stima di un pubblico sempre più interessato, e al momento della sua dissoluzione nel 1987 i semi per la nascita del grunge sono già ben piantati a terra: Ament e Gossard creano i Pearl Jam; Arm e Turner reclutano il bassista Matt Lukin dei The Melvins e il batterista Dan Peters e fondano i Mudhoney, firmando un contratto con Sub Pop. Già dal primo ep Superfuzz Bigmuff (1988) la band fa conoscere il proprio nome tanto in America quanto in Europa, dove sbarca per la prima volta nel 1989. I media cominciano a parlare con insistenza del cosiddetto Seattle sound (che poi sarà rinominato grunge), i cui capifila sono proprio i Mudhoney, e quando esce il primo disco omonimo (1989) i Mudhoney sono già considerati degli eroi del rock undeground. Il secondo disco Every Good Boy Deserves Fudge (1991) su Sub Pop Records lancia la band in modo definitivo, tanto da farle firmare un contratto con la major Reprise/Warner, anche sull’onda del successo mainstream del grunge. La transizione a una major è fluida dal punto di vista musicale: i dischi Piece of Cake (1992), My Brother the Cow (1995) e Tomorrow Hit Today (1998) conservano tutti gli elementi che hanno reso celebri i Mudhoney. Al contrario, i fan di vecchia scuola faticano a digerire il passaggio alle alte sfere dell’industria discografica, criticando la band per la scelta di non restare indipendente. Per questo motivo, anche se i live della band attirano sempre numerose folle, le vendite non registrano l’impennata che Warner sperava, e una volta terminato il contratto la band non viene confermata dall’etichetta. Si apre il periodo più difficile per i Mudhoney: il bassista Matt Lukin lascia il gruppo, la band non ha un contratto, e l’uscita della compilation March to Fuzz (2000) fa temere ai fan che la storia della band sia terminata. Le attività dal vivo del gruppo riprendono poco dopo con alcune sporadiche date nel Northwest. Il successo di questi concerti è la spinta ideale che convince la band a riprendere in mano gli strumenti, e con il nuovo bassista Guy Maddison a bordo il gruppo firma di nuovo per Sub Pop Records, dove tutto aveva avuto inizio. La band conosce una seconda giovinezza a partire da questo momento, pubblicando ben quattro dischi: Since We’ve Become Translucent (2002), Under a Billion Suns (2006), The Lucky Ones (2008) e Vanishing Point (2013). I Mudhoney hanno celebrato i trent’anni di carriera pubblicando il live album LiE (2018), ovvero Live in Europe, registrato durante gli show europei del 2016, e il nuovissimo album Digital Garbage (data di pubblicazione, 28 settembre 2018). I biglietti per il concerto dei Mudhoney - aperto dalla band psychedelic rock ceca Please The Trees - hanno un prezzo in cassa di 25 euro. Qui il programma dei 20 eventi (+1) da non perdere della Milano Music Week 2018.