• Itinerari

Cammino dei Monaci

Partenza/Arrivo
Da: Chiesa di S. Eustornio, Milano
A: Fornaci di Borghetto Lodigiano (LO)
Tipologia/Periodo
Cammini
Primavera/Estate/Autunno/Inverno
Durata/Lunghezza
16h
64.50km - 3 Tappe
Dislivello
Salita: 0m
Difficoltà
FACILE

Tra i cammini di fede non si può dimenticare il Cammino dei Monaci, un itinerario che da Milano si sviluppa verso sud fino a raggiungere il Po e la Via Francigena.

 

Il percorso giunto a Corte S. Andrea, punto di arrivo del cammino, trova il trasbordo verso la sponda emiliana. Come era già stato notato nel 1936 da G.C. Bascapé, in uno studio precursore sui cammini pellegrini, un’importante via di comunicazione, in parte fluviale lungo il Lambro, e in parte via terra, univa la città di Ambrogio ai ‘porti’ del Po.

Il Cammino dei Monaci replica questa antica via in forma moderna, unendo le chiese e le varie abbazie che si trovano nel Basso Milanese e nel Lodigiano. E furono proprio le comunità monastiche a rendere fertili le campagne che questo cammino attraversa, con opere di controllo delle acque e di rotazione delle semine. A partire dal Medioevo, a Viboldone, a Chiaravalle, a Calvenzano si iniziarono a sfoltire le selve, a drenare e prosciugare gli acquitrini, a regolare le acque, a porre a coltura estensioni sempre più vaste di territorio.

Anche il sistema delle marcite, in epoche più recenti, ha origine su questi territori, vera innovazione produttiva che inizialmente andò a sostenere la macchina della guerra dei signori di Milano. Nacque così il paesaggio che vediamo oggi, allora meno contaminato dalle espansioni urbane e dalle grandi infrastrutture.

(Ph: Assoc. Nocetum)

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1. Da Milano, Sant'Eustorgio a Tavazzano con Villavesco

Il tracciato presentato di seguito può essere suddiviso in due tappe più brevi, oppure può avere inizio dalla periferia di Milano, lasciando fuori la parte di cammino sulle strade cittadine.

PRIMA PARTE
La prima parte del tracciato si sviluppa da Milano, piazza sant'Eustorgio, sino alla Abbazia di Viboldone, per circa 15 km e circa 3 ore e 30 minuti di cammino, sempre in piano. Il cammino prende avvio dal centro di Milano, dalla Basilica di S. Eustorgio, a Porta Ticinese il quartiere di Milano anticamente in relazione con la campagna e con la produzione casearia. Si possono visitare alcune delle maggiori chiese cittadine, Basilica di San Lorenzo Maggiore, S. Nazaro in Brolo, prima di avvicinarsi alla direttrice di Corso di Porta Romana, tradizionale via storica di accesso alla città ancora connotata dalla porta eretta sulle mura spagnole nel 1596.

Nella periferia cittadina il cammino attraversa il quartiere Nosedo, antico sobborgo agricolo le cui vecchie cascine ospitano oggi attività sociali, mentre gli spazi aperti sono stati destinati a parchi pubblici dove si è cercato di ricreare il tradizionale paesaggio agricolo della Bassa con fontanili e marcite. Il Parco della Vettabbia fa da ideale connessione con l’Abbazia di Chiaravalle. Riconoscibile dall’alta torre nolare, l’abbazia fu promossa da San Bernardo di Clairvaux nel 1135. Di grande rilievo gli affreschi trecenteschi, il coro ligneo seicentesco e, all’ingresso del complesso monastico, la cappella di S. Bernardo.

Dopo la doverosa visita, il cammino volge verso un territorio di frangia fra aree industriali, ferrovie e strade. Qualche tratto segue l’asfalto, senza protezione. Il paesaggio muta dopo Civesio, avvicinando il borgo e l’abbazia di Viboldone, fondata di monaci umiliati nel XII sec, ampliata durante la prima metà del Trecento. L’interno, sobrio e rigoroso, è affrescato con interventi attribuiti ad artisti quali Giusto de Menabuoi e Michelino da Besozzo.

SECONDA PARTE
La seconda parte del tracciato si sviluppa dall'Abbazia di Viboldone a Tavazzano, per circa 16 km e circa 4 ore di cammino, sempre in piano. Seguendo a una certa distanza la Roggia Vettabbia, corso d’acqua oggi con funzione irrigua ma in passato, fin dai tempi dei Romani, via navigabile, il cammino punta verso sud per raggiungere Melegnano. Si propone però anche una variante che da Viboldone, passando per S. Giuliano Milanese, segue il Sentiero dei giganti dal nome della tremenda battaglia di Marignano del 1515, che vide scontrarsi 30 mila uomini dell’esercito di Francesco I di Francia contro circa 20 mila soldati confederati svizzeri al soldo di Massimiliano Sforza, che ebbero la peggio.

I due percorsi si riuniscono a Melegnano. Di particolare interesse per il classico paramento murario in cotto e per la struttura, risultato della giustapposizione di edifici di epoche diverse, la Basilica di S. Maria Assunta in Calvenzano, fondata nel sec. XI. Da ammirare il portale d’ingresso scolpito e gli affreschi trecenteschi dell’abside. Nell’annesso convento sarebbe stato giustiziato Severino Boezio nel 524. Ora il cammino, superata Vizzolo Predabissi, si allinea al corso del fiume Lambro seguendo strade provinciali a bassa intensità di traffico. Il paesaggio è quello classico della Bassa con vaste estensioni di campi per colture foraggere. Il cammino si è spostato ora a oriente della Via Emilia, la strada romana che, con la Via Flaminia, univa Roma con le regioni oltre il Po. Impossibile da percorrere a piedi, il Cammino dei Monaci opta per un tranquillo divagare nella campagna bagnata dalle acque derivate dal vicino Canale della Muzza e dopo Casalmaiocco entra a Tavazzano, sede di una delle più imponenti centrali termoelettriche lombarde.

Gran parte del cammino si svolge entro il Parco Agricolo Sud Milano, ampia area estesa a semicerchio lungo il perimetro a sud della provincia di Milano composta da 61 Comuni.

2. Da Tavazzano con Villavesco a Fornaci di Borghetto Lodigiano

Tappa lunga, interamente nelle campagne del Lodigiano, con le vaste cascine a corte, nuclei fondativi della colonizzazione agricola, perfezionata nel XIX sec. con le grandi aziende a conduzione 'industriale' dove i contadini e le loro famiglie dimoravano occupandosi prevalentemente dell’allevamento del bestiame da latte.

Tuttora il Lodigiano conserva posizioni di primato nella produzione di latte e dei suoi lavorati, fra cui il ben noto Grana Padano. Da Tavazzano ci si inoltra fra i campi per puntare subito su Lodi Vecchio, primitivo insediamento della Laus Pompeia romana, distrutto dai Milanesi a due riprese nel 1111 e nel 1158, per essere poi ricostruito dov’è oggi, in prossimità dell’Adda.

Appena fuori dall’abitato c'è la chiesa di S. Bassiano che presenta i pregevoli aspetti delle chiese padane trecentesche nel passaggio fra romanico e gotico. Merita una sosta e una visita. Si riprende il cammino con un lungo tratto fra le campagne e infine si raggiunge Borghetto Lodigiano, bel paese di grossi cascinali, con un elegante palazzetto tardogotico nella piazza principale, diviso in due parti dal Sillaro, piccolo fiume di pianura. La tappa, per quanto riguarda il pernottamento si chiude 4 km dopo, presso la frazione Fornaci, sede di un agriturismo.

3. Da Fornaci di Borghetto Lodigiano a Corte S. Andrea

Se la tappa precedente è stata lunga questa invece è di tutto riposo poiché ormai siamo al cospetto del Po. Stiamo scendendo verso le terre basse del Lodigiano, dove anticamente si incrociavano le strade provenienti dal Piacentino e dirette a Milano, a Pavia, a Cremona, dove il regime delle acque rimaneva a lungo instabile, dove il Po minacciava da vicino gli abitati con i suoi mutevoli stati d’animo traducibili in rovinose alluvioni, dove i tanti pellegrini diretti verso Roma si trovavano smarriti, dove, ancora, gli imperatori germanici, proprio per la convergenza di tante strade, avevano l’uso di impiantare le loro periodiche diete per dirimere le questioni politiche più importanti con i non sempre accomodanti sudditi italiani.

La tappa, fra l’altro, prevede una variante o, meglio, un’alternativa. Giunti infatti sull’argine del Lambro, dopo aver attraversato con cautela la trafficata strada statale 234, ci sono due alternative: - proseguire per raggiungere subito Corte S. Andrea - deviare a sinistra per toccare dapprima Orio Litta. Se seguiamo quest’ultimo suggerimento ci troveremo, nell’abitato di Orio, di fronte alla maestosa sei-settecentesca Villa Litta Carini, il cui scomparso giardino si affacciava a terrazze sulla valle del Po.

Il cammino si chiude a Corte S. Andrea, articolato complesso colonico, citato nell’itinerario romeo del vescovo Sigerico del 990 (un cippo, sulla sponda del Po, evoca il ‘passo’ del fiume) e, ancora prima, in documenti dell’887 quando la vedova di Ludovico II ne fece dono al monastero di S. Sisto di Piacenza. Su un arco d’accesso della corte si scorgono gli stemmi delle famiglie che ebbero la corte in periodi più vicini a noi: D’Este, Belgioioso, Trivulzio. Il traghetto, oggi una barca a motore e non le precarie zattere di un tempo, collega la sponda lombarda con la piacentina lungo la Via Francigena (Transitum Padi di Corte S. Andrea).