• Itinerari

Al Cevedale con sosta al Rifugio Pizzini

Partenza/Arrivo
Da: Valfurva (SO)
A: Valfurva (SO)
Tipologia/Periodo
Trekking
Autunno/Inverno
Durata/Lunghezza
5 ore
9km
Dislivello
Salita: 1649m
Difficoltà
DIFFICILE

Un’escursione da fare a piedi o con gli sci d’alpinismo qualora le condizioni lo permettano, a queste quote la neve può rimanere fino a primavera inoltrata ed anche in estate, è bene informarsi sulle condizioni prima di partire è avere tutta l’attrezzatura necessaria.

Escursione adatta anche a chi vuole avvicinarsi alle quote maggiori, un percorso fin sulla vetta della montagna valtellinese nel cuore del teatro bellico più elevato della Grande Guerra.
Siamo in Val Cedèc, laterale della Valle dei Forni, in alta Valtellina, un ambiente silenzioso e avvolto dalla neve che nasconde le numerose testimonianze della Prima Guerra mondiale. Resti di trincee e casermette, villaggi militari e baraccamenti ricordano che qui, cento anni fa, è stata scritta una pagina significativa della Guerra bianca, quella alle quote in assoluto più alte di tutto il fronte bellico.

La vetta del Cevedale, sulle Alpi Retiche meridionali, è una meta scialpinistica molto frequentata. Unisce tre vallate: Valfurva, Val di Pejo e Val Martello, è raggiungibile anche dalla Val di Solda. Il nostro punto di partenza è il parcheggio del Rifugio dei Forni. Vi si arriva da Santa Caterina Valfurva (Sondrio) percorrendo in auto la strada a pagamento (colonnina pedaggio all’inizio della via).
L’itinerario per il Cevedale sale a sinistra lungo la sterrata della Val Cedèc. Si seguono tre tornanti e poi il tracciato si sviluppa quasi pianeggiante, conducendo progressivamente fino al Rifugio Pizzini.
Da qui si continua dritti in direzione nord-est fino quasi alla partenza della teleferica del Rifugio Casati, dove si devia decisamente a destra, in direzione est. Le pendenze cominciano a farsi più sostenute e si passa sotto la costiera rocciosa che sale al Cevedale. Si affronta, mantenendosi sulla sinistra, la vedretta di Cedèc su pendii molto ampi e regolari, fino a raggiungere una deviazione a sinistra dove il ghiacciaio si presenta seraccato in modo spettacolare e con un netto incremento della pendenza.
Si sale a est la parte più ripida e si esce verso destra in direzione del passo che collega con la Val di Pejo. Si raggiunge così in diagonale, superando l’ultimo ripido pendio, l’anticima sulla cresta nord-est e si percorre la parte terminale in piano arrivando alla croce di vetta. Poco prima di quest’ultima, sulla destra, si trovano i ruderi di una vecchia baracca risalente alla Grande guerra.

L’itinerario di discesa ricalca quello della salita, una tra le più belle e semplici dei ghiacciai lombardi. Attenzione però alla presenza di eventuali crepacci, il pericolo maggiore di questa escursione.

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