- Arte e Cultura
Visita della Pieve di Sant'Eusebio
Giornate FAI di Primavera a Gambolò
Una visita a questo monumento farà riscoprire un complesso di particolare bellezza, di una rara sintesi di interventi artistici che non hanno mai cancellato quelli precedenti, ma li hanno sempre integrati producendo nuove armonie e sempre nuove sorprese.
Per garantire il pieno rispetto delle norme di sicurezza, i gruppi di visita avranno posti limitati ed è OBBLIGATORIA LA PRENOTAZIONE sul sito www.giornatefai.it, dove troverete la panoramica su tutti i beni aperti.
Il territorio di Gambolò si estende nell'ampia pianura percorsa dal Ticino e dal Terdoppio. La frequentazione antropica di questa parte di Lomellina risale al periodo dell'Età del Bronzo con alternanza di ritrovamenti archeologici nei diversi spazi del territorio che al volgere del secolo X è chiamato in una bolla papale "Campolato", ovvero la pianura estesa, e nel 999 in un atto della Curia vercellese "Gambolato".
I Celti si riunivano qui, lasciando la loro memoria nella grande quantità di ritrovamenti alla Cascina Olippa. I Romani continuarono a frequentarla, facendone un luogo di culto a Minerva e Giove, che ci viene tramandato da due are custodite nelle colonne e altre epigrafi,e ora disperse. I Cristiani che cominciarono a diffondersi in Lomellina ai tempi del vescovo di Vercelli Sant'Eusebio, costruirono qui una prima chiesa e posero alla base della prima colonna l'epigramma più diffuso dei cristiani un XR (chiro) che ci porta ai secoli più antichi. Ricostruita verso il X secolo, porta con sé il carattere di uno stile romanico rigoroso, che sebbene abbia subito alcune trasformazioni nel volgere dei secoli non è stato alterato, mentre le strutture che si sono aggiunte ne hanno fatto un'antologia dei diversi stili e momenti artistici che si sono susseguiti.
Riconosciuta fra le prime pievi della diocesi di Pavia, fu oggetto di molte donazioni. Attorno al pievano si costituì un capitolo di tre canonici che prestavano la loro opera religiosa risiedendo nel chiostro, ora scomparso, accanto alla chiesa. Fu visitata più volte dai vescovi pavesi, che la trovarono sempre in ordine anche se nel volgere del XVI secolo il Vescovo Ippolito Rossi prescrisse parecchi lavori. A seguito di queste disposizioni il tetto ligneo fu sostituito con la volta a botte, i massicci pilastri trasformati in colonne, rialzata la navata di destra per far posto ai due altari di cui erano beneficiari l'Ospedale San Matteo di Pavia e la famiglia Raverta, una delle più illustri del paese.
Alla fine di questi primi lavori, che per altro crearono una qualche disimmetria nelle volte, rimase ancora completamente leggibile l'impianto originario, in particolare il cleristorio della navata di sinistra, mentre quello di destra fu in parte tamponato e chiuso. Sono state poste sugli altari opere importanti dello Zocchi, di Bernardino Campi (1572) altre tele di scuola lombarda; particolarmente interessante è la cantoria, opera condivisa tra Giovan Mauro della Rovere e dal Procaccini che in quegli anni lavorava alle ante del duomo di Milano.
Il XVII secolo continuò lo sviluppo della chiesa con la costruzione delle cappelle laterali in stile barocco. La scelta architettonica fu però tale che queste nuove inserzioni (1613 e 1653) non vennero minimamente ad alterare la trama romanica in quanto furono sfondate due pareti simmetriche sottraendo alla visione generale l'irrompere del nuovo stile e dei nuovi stucchi la cui bellezza per i colori, la qualità dell'esecuzione, i marmi e i finti marmi, i grandi affreschi del Fiammenghino dimostrano l'attenzione particolare di una comunità ricca, prestigiosa che tiene testa ai Litta, grandi feudatari del paese che qui non trovano spazio, e che, mentre tende a conservare la tradizione, non ha paura a guardarsi attorno per avere il meglio di quei tempi. Infatti, nella cappella del Suffragio, dove spicca la grande tela del pittore pavese Giovan Battista Tassanari (1613), il barocco è più rigoroso, più attento alla forma, più schematico, nella cappella di San Giuseppe si fa dolce, elegante e quasi lezioso.
Accanto a Bernardino Campi qui troviamo due tele di scuola manierista milanese sulle quali è rappresentata con cura e dolcezza l'infanzia di Cristo. Soppressa la parrocchia nel 1832, la chiesa è andata lentamente in disuso fino all'abbandono. Nel 2003 un ardito intervento della Parrocchia in collaborazione con l'Amministrazione Comunale ha dato luogo a un restauro accurato che ha riportato il tempio al suo splendore e alla riscoperta degli affreschi quattrocenteschi della volta, ai graffiti del coro, alla valorizzazione completa della struttura.
Visite a cura di
Volontari FAI; Apprendisti Ciceroni Scuola Media Inferiore" G.e G.Robecchi" di Gambolo'
Orari
Sabato: 14:30 - 18:00
Note: gruppi in partenza ogni 30 minuti.
Domenica: 10:00 - 13:00 / 14:00 - 18:00
PRENOTAZIONI PER IL SABATO POMERIGGIO CHIUSURA ALLE ORE 12 DEL 15-5-2021.
PER DOMENICA 16-5-2021 CHIUSURA PRENOTAZIONI ALLE 12 DEL 16-5-2021