- Arte e Cultura
Le imprese di Isabella d'Este tornano a risuonare nella reggia mantovana
Le “imprese” di Isabella d’Este tornano a risuonare nella reggia mantovana
domenica 24 marzo, ore 16.00
All’affacciarsi della primavera tornano le visite animate di Alessandra Brocadello e Carlo Bertinelli nelle Stanze della Corte Vecchia mantovana plasmate e abitate da Isabella d’Este Gonzaga.
Date le numerose richieste pervenute, è vivamente consigliata la PRENOTAZIONE. (le visite aperte al pubblico sono intervallate da altre mattinate dedicate alle scuole)
Isabella nel centenario della cognata
Quest’anno, come è noto, ricorre il cinquecentenario della morte di Lucrezia Borgia, cognata di Isabella. È curioso ricordare, in questa circostanza, quanto scrive Maria Bellonci, biografa appassionata di entrambe, sul loro primo incontro, in occasione dell’arrivo a Ferrara della sposa Borgia: «Quella che stava aspettando su posizioni d’assalto era la sorella d’Alfonso, Isabella. Nata al comando, non aveva nessuna intenzione di farsi soffocare dalle vesti femminili. E poiché al governo del marchesato di Mantova c’era suo marito per il momento cercava primati in un campo intellettuale, artistico e cortigiano. Non le importava di non essere un uomo, purché nessuno le contestasse di essere “la prima donna del suo tempo”».
È un ritratto molto definito, che la Bellonci scrisse decenni prima di comporre l’opera (Rinascimento privato) in cui avrebbe reinterpretato in prima persona il ruolo d’Isabella, e che già bene dice cosa voleva essere “la marchesana”, a confronto se non proprio in rivalità con la bella duchessa romana: una musa poetica, un’ispiratrice di buon gusto in ogni campo: pittura, letteratura, monili, vestiti, acconciature, profumi…
Le tappe di una lunga vita
Con la visita animata “Isabella d’Este e le sue stanze in Corte Vecchia” del Palazzo Ducale, teatrOrtaet delinea in sette "imprese" questa identità culturale costruita con cura, dove niente veniva lasciata al caso e alla spontaneità passionale, ma dove prevaleva una razionalità “libera e penetrativa”. La prima impresa, il diamante, ricorda le origini estensi di Isabella, nata in una famiglia forte e coesa, in cui il dovere “dinastico” veniva prima di ogni altra cosa. Nella seconda, una A iniziale dell’amore, è racchiusa la fedeltà che Isabella ebbe per il suo sposo, «uno dei più brutti e affascinanti uomini del suo tempo - sono ancora parole della Bellonci – di una così aperta e simpatica ingenuità da farsi comporre versi dai suoi poeti di corte per mandarli poi alla sposa letterata come propri», allevatori di cavalli di razza e condottiero dalle fortune e dalla salute altalenanti.
Il monogramma “Is” (la terza impresa) rivendica l’originalità che l’Estense cercò di esprimere sempre nelle sue scelte come nei gusti artistici: non a caso l’interlocutore di questa scena è l’Ariosto, che a lei dedicò la prima lettura del suo poema, quando era ancora manoscritto, ricavandone maggiori soddisfazioni di quelle avute dal suo padrone, il fratello cardinale Ippolito. Lo spartito vuoto, che simboleggia il silenzio, presiede alla quarta stagione, quella della solitudine dopo la morte del marito (nel 1519, lo stesso anno di Lucrezia Borgia) e dopo che il figlio prediletto, Federico, ha deciso di emarginarla dal governo del marchesato per non subirne troppo l’influenza.
L’Isabella, la medaglia celebrativa che rinvia alla benevolenza degli astri, apre il quinto capitolo dedicato al sacco di Roma e alla perigliosa trasferta nella capitale della cristianità, messa a ferro e a fuoco dai lanzichenecchi imperiali. La sesta impresa “Nec spe, nec metu” richiama ancora all’equilibrio di giudizio, che non si lascia fuorviare né da eccessive speranze né da troppi timori.
E infine il candelabro con un solo lume, “Sufficit unum in tenebris”: all’epilogo della propria esistenza terrena, l’unica luce che serve è la consapevolezza di aver compiuto bene, con dignità, il proprio ruolo. Anche se si avverte che non solo il proprio tempo sta finendo, ma perfino quello degli ideali e dei progetti di un’epoca intera, il Rinascimento.
La visita
Il meccanismo narrativo della visita animata si snoda lungo gli appartamenti di palazzo della marchesana, i saloni di rappresentanza, la grotta, il camerino, il giardino segreto, ma anche in ambienti letterari e fantastici come il giardino d’Alcina del Furioso o la corte ideale del Cortegiano di Baldassarre Castiglione. Le parole dei protagonisti s’intrecciano poi variamente con canzoni d’epoca, composte da Bartolomeo Tromboncino o da Marchetto Cara.
Associazione Culturale teatrOrtaet
via puglie 2
Rubano, PD 35030
Orari
Ore 16:00