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Happy Hour, di Cristian Ceresoli
Kerfuffle è un bambino, è un campione del mondo. Invece Ado è la sua sorellina, è una femmina. Mamma e papà sono felici, anche perché è obbligatorio. Dopo aver vinto numerosi premi, tra cui l’oscar del teatro europeo al Fringe Festival di Edimburgo, e registrato un grande successo di pubblico e critica in tutto il mondo con La Merda, tuttora in tour a sei anni di distanza dal suo debutto, Cristian Ceresoli presenta una sua nuova scrittura, lisergica e rock, intitolata Happy Hour. Composta a partire dal 2007, come fosse il secondo frammento di uno stesso paesaggio, come se queste due opere illuminassero parti dello stesso dipinto. Qui lo scrittore scopre un nuovo mondo, al presente, dove si afferma (e vince) un’efficacissima forma di allegro totalitarismo. Qui Silvia Gallerano, già interprete de La Merda, incarna la piccola Ado, una ragazzina affamata d’amore, mentre Stefano Cenci è suo fratello Kerfuffle. La regia è affidata alla sensibilità di Simon Boberg, regista danese di fama internazionale, già direttore della produzione teatrale e televisiva di Lort (La Merda) in Danimarca. Una partitura (o città) in cui avvengono divertentissime deportazioni di massa, in cui si afferma il più colorato dei fascismi. Un poema di tendenza al travolgente ritmo di un happy hour ininterrotto e quotidiano, in un delirante rinnovamento della lingua, attraversata da un’umanità che gode della vita, veste ghepardato e è disposta a tutto per difendere il proprio entusiasmo. Come La Merda ha rotto gli schemi aldilà dei generi (opera di poesia, rock, sofisticata e immediata a un tempo, letteratura, teatro o performance, accolta da luoghi e spazi diversi, grandi città e province e tutto esaurito da anni) allo stesso modo Happy Hour tenta di manifestarsi con una sua originalità. Partitura letteraria per due corpi. Prova d’attore oltre i limiti. Opera d’arte dal vivo. Visione. Glamour. Una tragedia molto moderna in cui ridere fino ad ammazzarsi e piangere, come bestie da macello. La canzone che si intarsia all’esecuzione della partitura è della dj islandese Blue Cat a partire dal brano dei Guappecartò, intitolato Luna di Giorno. Happy Hour è dedicato a Stefano Dolce & Domenico Gabbana.