- Arte e Cultura
Alì Babà e i quaranta ladroni, opera di Luigi Cherubini
Dopo la pausa estiva il Teatro alla Scala di Milano riapre con Alì Babà e i quaranta ladroni di Luigi Cherubini, con la direzione di Paolo Carignani, la regia di Liliana Cavani, le scene di Leila Fteita, i costumi di Irene Monti e la coreografia di Emanuela Tagliavia. Lo spettacolo impegna l’orchestra e i solisti dell’Accademia Teatro alla Scala, insieme ai giovani allievi della Scuola di Ballo. Dopo i primi due titoli in lingua tedesca, Die Zauberflöte e Hänsel und Gretel, il progetto di affidare uno spettacolo ogni stagione ai giovani dell’Accademia, facendoli lavorare per un anno con un regista e un direttore di rango, si concentra sugli autori italiani riproponendo l’ultima opera di Luigi Cherubini, che manca dal Piermarini dal 1963. I giovani allievi hanno avuto la possibilità di lavorare per un anno con Liliana Cavani, che torna alla Scala dove ha firmato indimenticate regie di Manon Lescaut, Un ballo in maschera e naturalmente La traviata, ma anche del capolavoro di Spontini La vestale, e con Paolo Carignani, direttore che ben conosce i segreti del repertorio italiano. La strettissima collaborazione fra il Teatro alla Scala e la sua Accademia costituisce un unicum a livello mondiale garantendo agli allievi una continuità tra percorso formativo ed esperienza artistica impossibile altrove. Dopo le crisi creative che lo prostrarono alla fine del primo decennio dell’Ottocento, l’ormai naturalizzato francese Cherubini scriveva solo quartetti e pezzi religiosi. Si dice che sia tornato all’opera nel 1833 con Ali Baba ou Les quarante voleurs, a distanza di vent’anni dall’ultima, per riciclare un vecchio titolo abbandonato. Non è vero: sono ben pochi i pezzi ripresi. Scelse una fiaba alla ricerca di una semplicità perduta, sulla scia di un temperamento che tendeva a tenere sotto controllo la propria passionalità, in un disincantato distacco emotivo dal mondo. Scritta dopo il Guillaume Tell di Rossini, denigrata da Berlioz, criticata da Mendelssohn, Alì Babà non giungeva tardi nel clima romantico, ma lo avversava in modo polemico, alla ricerca di un perduto equilibrio classico, in seno a un ambiente che andava altrove. Il settantatreenne Cherubini non presenziò alla prima assoluta a Parigi. L’opera non piacque in Francia, né in Italia, ma ebbe ottima diffusione in Germania, dove è molto apprezzata la dottrina compositiva. In effetti siamo di fronte a una partitura di enorme impegno, costruita ed elaborata, massiccia e raffinata insieme, per un soggetto invece disimpegnato, o quanto meno rilassante: la nota fiaba persiana confluita in traduzione araba nelle Mille e una notte, anche se nei manoscritti originali non ne faceva parte. Riletta oggi, Alì Babà colpisce per la centralità del tema del denaro. Alì Babà, di cui Arturo Toscanini ha spesso diretto la Sinfonia, è stata rappresentata al Teatro alla Scala una sola volta nel 1963 con la direzione di Nino Sanzogno e la regia di Virginio Puecher. Cantavano Teresa Stich-Randall, Alfredo Kraus e Vladimiro Ganzarolli. Con Alì Babà si apre la stagione autunnale del Teatro alla Scala: l'opera va in scena, sempre alle ore 20.00, nei giorni 1, 3, 5, 9, 14, 17, 19, 21, 25 e 27 settembre 2018. Biglietti da 11 a 180 euro, per info 02 72003744.